domenica 28 febbraio 2010

365 giorni dopo

E' possibile divorarsi così? Mi vengono in mente le stelle che implodono su se stesse perché la forza di gravità del loro nucleo è talmente gravosa da farle collassare. Preferirei di gran lunga disgregarmi lentamente e disperdermi nei dintorni in piccoli frammenti.

Dirigere tutti i cinque sensi all'esterno e ripristinare l'antica, insaziabile curiosità. Solo così ci si può evolvere. Basta scavare, ora voglio scalare.

Considerazioni obbligate in una giornata grigia che più grigia non si può, quando negli ultimi giorni mi ero rallegrata per un sole primaverile e un'aria di deciso cambiamento. Se non altro il grigio oggi non è (o non dovrebbe essere) smog: auto ferme dalle 9 alle 18.

Ho un bel ricordo delle domeniche a piedi, quando cadevano in giornate di sole a primavera inoltrata e allora si rispolveravano le biciclette per piacevoli pedalate con tutta la famiglia lungo le strade deserte. Però così, insomma... c'è poco gusto. Sorvolando sulla completa inutilità di fermare le auto per poche ore quando tutto il resto della settimana è un continuo riversare veleni nell'aria (esattamente come nel Lambro). Se almeno fossimo a Milano, mi piace pensare che si prenderebbe il tram per andare a vedere una mostra (scontata!). Invece sono qui, perciò aspetterò che scatti la fatidica ora-aperitivo, quando tutte le tensioni magicamente si dissolvono, e nel frattempo metterò in pratica i piani dicuisopra.

giovedì 25 febbraio 2010

avrei preferito ritornare con qualcosa di più incoraggiante

La dura verità? Vivo in un paese dove qualcuno versa deliberatamente tonnellate di petrolio nei fiumi.

Come se non ci fossero già abbastanza problemi. L'economia che va a rotoli, niente lavoro per nessuno, meno che meno per i giovani, un livello di cultura e morale collettiva in caduta libera, l'inquinamento, la corruzione, i principelli che si pavoneggiano dal palco dell'ipocrisia nazionale...

E lo sconforto generale fa da sfondo al mio tetro divincolarmi nella noia in attesa di un'Opportunità che non arriva.

Seriamente indecisa se infuriarmi con tutte le mie forze o scuotere la testa sconsolata.

Oppure, semplicemente, riesumare un'altra briciolina di speranza.