Aspetto con ansia (stranamente) il momento in cui metterò il primo piede sul suolo natio e una buona percentuale delle mie preoccupazioni si farà da parte. Raramente ho attraversato periodi di cotale stress. Ho una faccia che chiede pietà, le occhiaie stanno assumendo sfumature violacee mai viste prima.
In metro si vedono scene bizzarre. Un ragazzo cammina nervosamente lungo il binario, avanti e indietro, con un'espressione sconvolta; quasi mi aspetto che si lanci sotto il treno quando arriva (il che non sarebbe inusuale considerata la cronaca recente). Salito sulla carrozza non si siede, rimane in piedi, come sulle spine. A un certo punto legge qualcosa sul cellulare. Il viso gli si illumina. Non riesce a contenere un sorriso che si allarga a dismisura. Continua a sorridere per minuti. Sorride anche quando scende. Sarebbe stato bello conoscere la ragione di tanta estemporanea felicità. Avrei condiviso volentieri.
Di fronte a me, un anziano signore indiano, con i capelli grigi crespi ed elettrici come uno scienziato pazzo dei cartoni animati. In mano un giornale free press. Di fianco, un ragazzo nero, vestito elegante, sfoglia un libro. Poi allunga l'occhio sui titoli del giornale del vicino. Il quale, furtivamente, fa lo stesso sbirciando le pagine del libro. Cercano di rubarsi le letture a vicenda, ma cercano di dissimularlo con nonchalance. Fanno una tenerezza incredibile.
Oggi sono stata ancora in biblioteca fino alle 21. In università dalle 9.30, record personale. Ma probabilmente quando uno passa in rassegna tutti gli scaffali di Film Studies, tira fuori decine di libri per sfogliarli febbrilmente, con una strana voglia di rubarli e portarseli a casa, vuol dire che qualcosa gira per il verso giusto.
lunedì 13 dicembre 2010
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