domenica 3 luglio 2011

It's not a comeback, it's a return.

Parafrasando umilmente Sunset Blvd., fresco fresco di visione (che non si capisce come sia riuscita a dribblarlo tutti questi anni, gravissimo).
Torno a scrivere dopo qualche mese. L'anno ha una cifra in più, io pure (ma non me ne rendo molto conto) e le cose qui intorno sono cambiate in maniera abbastanza vulcanica.
Come è giusto che sia, da un certo punto di vista. Uno non può prendere e andarsene a fare un Master all'estero pensando di evitare radicali sconvolgimenti alla propia vita. E' solo che alcuni sono immediati, fluorescenti, rumorosi, mentre altri lavorano in sottofondo, un'azione lenta e invisibile ma inesorabile, che si guadagna l'attenzione che merita solo quando fa apparire le voragini.
E in queste rivelazioni fragorose d'un tratto si realizza che le nostre scelte hanno conseguenze dilazionate, rimandate, deviate, come le radici più lontane e microscopiche di una quercia enorme. Perciò, con una maggiore consapevolezza dell'impatto di qualsiasi decisione sulle vite nostre e altrui, affiancata a una buona dose di cieca irrazionale sciocca casualità, ci si rimette in cammino.

E che cammino. Finite le lezioni, inizio a lavorare su una tesi in cui il mio interesse per l'argomento è direttamente proporzionale alla megalonia del progetto. Non contenta dell'impresa titanica che mi aspetta, dopo aver preso la stoica decisione di affrontare un'estate puramente londinese, ci aggiungo un internship di tre mesi. Da domani metterò gli occhi sulle misteriose attività di un'organizzazione che si occupa dello sviluppo e supporto del cinema indipendente in UK. Grandi cose in arrivo.

Spero solo di non dover dire totalmente addio al mio tempo libero. Oddio, tempo libero è un eufemismo, visto che inevitabilmente finisce per riempirsi di molteplici eventi ogni giorno. Venerdì, per esempio. Mattina in uni per darmi un contegno. Pomeriggio al Victoria & Albert museum, prima visita guidata dei capolavori (una signora inglese, un russo, la guida e io), poi un lungo giro di esplorazione in solitaria, indugiando nella dolce nostalgia davanti ai favolosi libri miniati del rinascimento fiorentino e i loro buffi testi in volgare. Poi festival del cinema indiano: proiezione di gran gala, introdotta da danzatrici in costumi tipici, in una sala che sembrava uscita da un catalogo di William Morris. Sul film calerei un velo, sospettando di non aver affatto colto la "poesia" di un'accozzaglia di scene che sembrano l'esatta trasposizione di un harmony in ambiente indiano, corredate da tanto di canzoni romanticose. Ma devo dire che il dispiegamento di forze per promuovere questo film (regista, attrici bellissime, orde di spettatori entusiasti) l'ha resa un'esperienza senz'altro interessante.
Oggi, dopo un fallito tentativo di solarium in giardino, attraverso coraggiosamente tutta Londra, non aiutata dall'assenza di Victoria line, per godermi un film vintage di Terrence Malick, in attesa del Tree of Life di settimana prossima, e una favolosa cena portoghese con tanto di bacalhau. Infine finisco per fare da comparsa in una scena da pub in un film su un punk di mezza età, con tanto di sidro artigianale offerto dalla casa (di produzione).

Come si fa a non amare questa città.

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