Non so se sia colpa dell'hype mondiale, delle aspettative eccessive o del peso di nomi come Burton, Depp e Lewis Carroll. Ma di certo Alice in Wonderland è una delusione colossale.
L'invito a seguire un'Alice cresciuta, infelice promessa sposa, correre dietro al Bianconiglio e ritrovarsi di nuovo nel mondo all'incontrario dei suoi sogni da bambina, non ha certo l'appeal della fiaba originale e nemmeno dell'incantevole film d'animazione che Disney ne aveva tratto nei primi anni Cinquanta. Ci si affida a una zoppicante formula di sequel, dietro alla quale però si nasconde un pasticcio informe, in cui riconosciamo solo i nomi e le sembianze dei vecchi personaggi, come pallide comparse in un parco a tema. Svanita l'aura di geniale nonsense che accompagnava creature, invenzioni, dialoghi e giochi di parole, rimane una trama ordinaria da avventura fantasy per ragazzi, con echi dal Mago di Oz e ingenti prestiti dalle Cronache di Narnia. E' difficile anche trovare un messaggio edificante: lo spensierato invito alla follia e al sogno senza freni fa fatica a uscire dalle frasi dei personaggi e pervadere il resto del film. Chi attendeva grandi cose dal connubio tra il capolavoro vittoriano di Lewis Carroll e l'immaginario dark di Tim Burton, si è trovato davanti un film sì curato dal punto di vista visivo, ma senza idee particolarmente geniali, e ulteriormente appesantito da un uso troppo mercenario del 3D.
Forse è vero che tornare da adulti nel Paese delle Meraviglie non fa più lo stesso effetto.
martedì 9 marzo 2010
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