A volte ritornano.
O, almeno in questo caso, rimangono e persistono.
A sei anni di distanza (sei!) dal primo post di questo blog, mi trovo a rileggerne le pagine con uno sguardo divertito, intenerito e decisamente ammirato per la personcina che tra un aggiornamento e l'altro si è districata tra tutti i meandri che la vita le ha srotolato davanti. E mi ci ricongiungo volentieri, con giusto un riconoscimento accennato dei chilometri trascorsi, delle compagnie trovate e lasciate,dei traguardi conquistati, dei due lavori da sogno agguantati e pure superati da qualcosa di ancora più speciale. E di un incontro di anime che mi ha portato la serenità tanto agognata, quella solamente possibile grazie alla completa, gratuita accettazione reciproca di due esseri umani, pur di origine diversissima.
Un tempo mi stupivo delle conseguenze inaspettate, delle ramificazioni di eventi di cui non ci si accorge se non mesi e mesi più in là. Ora invece mi pare che ogni piccolo passo sia stato un mattone posato su una bellissima strada che porta lontano, sì, ma sa anche mostrare la via di casa.
Ricomincio con motivi diversi. Rispolverare il mio italiano, che giace acciaccato in soffitta tra i saggi delle superiori, le chiamate in Skype e le rare letture giornalistiche dalla patria. Puntellare la quotidianità di pietre miliari a cui posso riferire per tracciare un sentiero e rallegrarmi con i ricordi vicini e lontani. Celebrare una vita interiore che ultimamente si esprime più in maniera indiretta, tramite attenzioni e atti pratici, che sulla pagina o a parole. Non prometto continuità ma solo trasparenza.
I wanna hurry home to you
Put on a slow, dumb show for you and crack you up
So you can put a blue ribbon on my brain
God I'm very, very frightening, I'll overdo it
You know I dreamed about you
For 29 years before I saw you
You know I dreamed about you
I missed you for, for 29 years.
lunedì 16 novembre 2015
venerdì 10 febbraio 2012
Reload
Degni sviluppi della situazione rispetto all'ultimo post. Sospettavo che il 2012 avrebbe portato svolte consistenti, ma non immaginavo così rapide e concentrate. Dal punto di vista lavorativo mi trovo tra le mani un'opportunità che, sebbene temporanea, sembra impagabile in quanto a potenziale esperienza e accesso a un mondo difficilmente conoscibile altrimenti. Sono passata dall'ambiente idealista e un po' radicale del cinema indipendente di boutique a quello megalomane, generalista e roboante di un grande studio hollywoodiano. Passato lo shock del cambiamento, ci sarà solo da imparare dalle differenze (e inaspettate similitudini) delle dinamiche protagoniste di questi due modi di distribuire film. Nel frattempo già da ora mi godo i privilegi di un ambiente di lavoro eccellente, una continua esposizione ai film del momento, e il lusso di dichiararmi esausta dopo una settimana di lavoro 9to6. Ammetto che una considerevole parte di me si sta già esercitando a vedermi in questa posizione nel futuro. Esercizio utile, anche se forse pecco di troppa fretta?
In aggiunta, ho potuto felicemente confermare la mia ostinata convinzione che a (quasi) ogni partenza segue un ritorno e che nessun progetto dura all'infinito. Dopo qualche difficoltà iniziale a gestire un'inevitabile fibrillazione, devo dire che il rendez vous è stato sereno, equilibrato e molto piacevole, aprendo nuove speranze sulla possibilità di gestire questo rapporto in maniera meno faticosa e più appagante che in passato. Non smetto di credere che ci sono grandi potenzialità da esplorare, ma mi riservo di non forzare il ritmo di quest'esplorazione. Dopo tutto, sono diventata un'esperta nel lasciare che le cose facciano il loro corso.
In aggiunta, ho potuto felicemente confermare la mia ostinata convinzione che a (quasi) ogni partenza segue un ritorno e che nessun progetto dura all'infinito. Dopo qualche difficoltà iniziale a gestire un'inevitabile fibrillazione, devo dire che il rendez vous è stato sereno, equilibrato e molto piacevole, aprendo nuove speranze sulla possibilità di gestire questo rapporto in maniera meno faticosa e più appagante che in passato. Non smetto di credere che ci sono grandi potenzialità da esplorare, ma mi riservo di non forzare il ritmo di quest'esplorazione. Dopo tutto, sono diventata un'esperta nel lasciare che le cose facciano il loro corso.
mercoledì 30 novembre 2011
Status: Pending
A quanto pare non basta contare intensamente su qualcosa per farlo succedere. Bisogna considerare anche tutta una serie di contingenze esterne, situazioni, occasioni, stagioni, maree, e non so cos'altro. Senza trascurare le insidie più temibili, quelle che vengono dall'interno: gli scivoloni, i momenti di sconforto, le giornate storte in cui l'unica consolazione sembra venire dalla maliziosa tentazione di dichiarare una sconfitta, anche solo temporanea. È complicato, perché si rischia pure di perdere la bussola: starò facendo abbastanza? Forse sbaglio metodo? C'è qualcosa che sto trascurando? La risposta definitiva e digeribile non l'ha in mano nessuno, purtroppo, anche se scorci di pareri raccolti qua e là forniscono materiale prezioso agli inevitabili rimuginamenti.
Eppure, anche se scarseggiano, non si può dire che i momenti di gloria siano del tutto assenti da questi mesi di confusa transizione. L'ultimo capitolo nella mia storia accademica è stato archiviato con un risultato inaspettatamente convincente, che ha addirittura prodotto un fugace "ma se tornassi sui libri?" (subito zittito dalla pila di bollette sulla scrivania). I dovuti festeggiamenti saranno allegramente accodati alle liete festività che riempiranno il mio imminente soggiorno in patria.
A essere sincera speravo di poter arrivare al traguardo dell'anno nuovo con dei piani un po' più definiti, su diversi livelli. Ma continuo a credere di aver fatto, se non proprio tutto, parecchio di quello che era in mio potere per sbrogliare le matasse. E poi ci sono i movimenti imprevedibili di particelle disordinate per cui mi rifiuto di addossarmi responsabilità e preferisco concordare con le mie muse che ci vedono solo "un'inspiegabile sequenza di fenomeni atipici" (per dirla in maniera educata). Bisogna solo evitare di fantasticare troppo su codeste particelle che decidono finalmente di percorrere strade sensate. Mentre quelle si perdono in girovagamenti su scala mondiale, io mi rimetto volentieri alla guida.
(E qui parte Nightcall dalla colonna sonora di Driver, applausi!)
lunedì 10 ottobre 2011
Mi censisco
9 Ottobre 2011, censimento Istat. Mi trovo a dover rispondere a domande difficoltose: studente o lavoratore? Non più l'uno, non ancora l'altro. Luogo di dimora? In pratica non più qui, anche se quest'anagrafe mi reclama ancora. Abitudini dell'ultima settimana? Confuse, provvisorie, sicuramente non valide come esempio. E pensare che qualche mese fa sono stata censita - seppur in maniera più frettolosa e meno dettagliata - anche in suolo britannico. Avrò lasciato un'ingannevole doppia traccia adesso?
Non sono solo le statistiche a chiedermi di fare il punto della situazione. Una sosta in Italia di media lunghezza, tempo di fermarmi a respirare, salutare, raccontare, ritornare a vivere in famiglia. Senza la fretta di aggiornare tutti su tutto in pochi giorni e di ripartire avendo sistemato mille faccende. Stavolta mi concedo il tempo di oziare, quasi al limite di una piacevole noia. Senza la pressione delle aspettative di incontri troppo attesi/temuti. Solo chi c'è, chi vuole, chi aspetta. Dormo tantissimo, guardo la mamma mentre cucina, passo ore a parlare con la nonna, a guardare vecchie fotografie, a sistemare libri sugli scaffali. E' un ritorno alle radici, con un'attenzione speciale alle ragioni di sangue (doverosamente analizzato anche clinicamente, piccola sfida superata!). Mi prendo il mio tempo anche per rispondere alle curiosità riguardo ai miei progetti futuri. Vedrò, cercherò, sceglierò, proverò. Un passo per volta. Tutto sommato mi sento pienamente al passo con i miei coetanei, forse anche leggermente avvantaggiata dalla prospettiva internazionale. Estate difficile, ma l'idea di un inverno di nuovi inizi non mi spaventa. Sperando comunque di mantenere vive le belle scoperte degli ultimi mesi. Buoni propositi e uno sguardo compiaciuto verso i recenti traguardi: non mi manca proprio nulla.
Non sono solo le statistiche a chiedermi di fare il punto della situazione. Una sosta in Italia di media lunghezza, tempo di fermarmi a respirare, salutare, raccontare, ritornare a vivere in famiglia. Senza la fretta di aggiornare tutti su tutto in pochi giorni e di ripartire avendo sistemato mille faccende. Stavolta mi concedo il tempo di oziare, quasi al limite di una piacevole noia. Senza la pressione delle aspettative di incontri troppo attesi/temuti. Solo chi c'è, chi vuole, chi aspetta. Dormo tantissimo, guardo la mamma mentre cucina, passo ore a parlare con la nonna, a guardare vecchie fotografie, a sistemare libri sugli scaffali. E' un ritorno alle radici, con un'attenzione speciale alle ragioni di sangue (doverosamente analizzato anche clinicamente, piccola sfida superata!). Mi prendo il mio tempo anche per rispondere alle curiosità riguardo ai miei progetti futuri. Vedrò, cercherò, sceglierò, proverò. Un passo per volta. Tutto sommato mi sento pienamente al passo con i miei coetanei, forse anche leggermente avvantaggiata dalla prospettiva internazionale. Estate difficile, ma l'idea di un inverno di nuovi inizi non mi spaventa. Sperando comunque di mantenere vive le belle scoperte degli ultimi mesi. Buoni propositi e uno sguardo compiaciuto verso i recenti traguardi: non mi manca proprio nulla.
venerdì 5 agosto 2011
Visitors
Mi trovo nel bel mezzo di un lungo weekend di turismo, in occasione della visita del mio fratellozzo dall'Italia. E' buffo come si guadagni una prospettiva completamente diversa quando si vive la città con il solo obiettivo di divertirsi. A quanto pare nemmeno organizzare giornate a zonzo per Londra mi risparmia dallo stress: bisogna pensare agli spostamenti più efficienti, alle visite negli orari migliori per evitare le folle (pazzesco quanta gente scelga Londra in agosto, specialmente italiani) e a incrociare i proprio movimenti per farli coincidere con gli eventi più interessanti. Ma il lato positivo di tutto questo è che si presentano innumerevoli occasioni di fare cose interessanti per le quali normalmente non avrei mai tempo.
La giornata di ieri, penalizzata da una pioggerellina inclemente, ci ha visti bighellonare per il British Museum, scansando i turisti impazziti per dare uno sguardo a una selezione limitata di tesori imperdibili; un giro nella mia adorata, preziosa, raffinata Bloomsbury con le sue mille piazze verdi, e poi giù verso sud; l'immancabile passeggiata sul South Bank da Waterloo a London Bridge con sosta finale alla Tate per assaggiare un quarto della collezione stabile (Energy & Process, Burri, Fontana, Manzoni etc., sorpresa e meraviglia).
In assenza di un degno luogo per celebrare il rituale dell'aperitivo, che a quell'ora ci sarebbe stato in pieno, ci siamo addentrati nel cuore del South East per finire in un simpatico localino a tema scolastico (Old Schoolyard, Borough): happy hour di cocktail decenti, atmosfera originale, anche se va provato di nuovo a orario più tardo quando forse si riempie di più.
E ora si parte con un'altra giornata...
La giornata di ieri, penalizzata da una pioggerellina inclemente, ci ha visti bighellonare per il British Museum, scansando i turisti impazziti per dare uno sguardo a una selezione limitata di tesori imperdibili; un giro nella mia adorata, preziosa, raffinata Bloomsbury con le sue mille piazze verdi, e poi giù verso sud; l'immancabile passeggiata sul South Bank da Waterloo a London Bridge con sosta finale alla Tate per assaggiare un quarto della collezione stabile (Energy & Process, Burri, Fontana, Manzoni etc., sorpresa e meraviglia).
In assenza di un degno luogo per celebrare il rituale dell'aperitivo, che a quell'ora ci sarebbe stato in pieno, ci siamo addentrati nel cuore del South East per finire in un simpatico localino a tema scolastico (Old Schoolyard, Borough): happy hour di cocktail decenti, atmosfera originale, anche se va provato di nuovo a orario più tardo quando forse si riempie di più.
E ora si parte con un'altra giornata...
domenica 3 luglio 2011
It's not a comeback, it's a return.
Parafrasando umilmente Sunset Blvd., fresco fresco di visione (che non si capisce come sia riuscita a dribblarlo tutti questi anni, gravissimo).
Torno a scrivere dopo qualche mese. L'anno ha una cifra in più, io pure (ma non me ne rendo molto conto) e le cose qui intorno sono cambiate in maniera abbastanza vulcanica.
Come è giusto che sia, da un certo punto di vista. Uno non può prendere e andarsene a fare un Master all'estero pensando di evitare radicali sconvolgimenti alla propia vita. E' solo che alcuni sono immediati, fluorescenti, rumorosi, mentre altri lavorano in sottofondo, un'azione lenta e invisibile ma inesorabile, che si guadagna l'attenzione che merita solo quando fa apparire le voragini.
E in queste rivelazioni fragorose d'un tratto si realizza che le nostre scelte hanno conseguenze dilazionate, rimandate, deviate, come le radici più lontane e microscopiche di una quercia enorme. Perciò, con una maggiore consapevolezza dell'impatto di qualsiasi decisione sulle vite nostre e altrui, affiancata a una buona dose di cieca irrazionale sciocca casualità, ci si rimette in cammino.
E che cammino. Finite le lezioni, inizio a lavorare su una tesi in cui il mio interesse per l'argomento è direttamente proporzionale alla megalonia del progetto. Non contenta dell'impresa titanica che mi aspetta, dopo aver preso la stoica decisione di affrontare un'estate puramente londinese, ci aggiungo un internship di tre mesi. Da domani metterò gli occhi sulle misteriose attività di un'organizzazione che si occupa dello sviluppo e supporto del cinema indipendente in UK. Grandi cose in arrivo.
Spero solo di non dover dire totalmente addio al mio tempo libero. Oddio, tempo libero è un eufemismo, visto che inevitabilmente finisce per riempirsi di molteplici eventi ogni giorno. Venerdì, per esempio. Mattina in uni per darmi un contegno. Pomeriggio al Victoria & Albert museum, prima visita guidata dei capolavori (una signora inglese, un russo, la guida e io), poi un lungo giro di esplorazione in solitaria, indugiando nella dolce nostalgia davanti ai favolosi libri miniati del rinascimento fiorentino e i loro buffi testi in volgare. Poi festival del cinema indiano: proiezione di gran gala, introdotta da danzatrici in costumi tipici, in una sala che sembrava uscita da un catalogo di William Morris. Sul film calerei un velo, sospettando di non aver affatto colto la "poesia" di un'accozzaglia di scene che sembrano l'esatta trasposizione di un harmony in ambiente indiano, corredate da tanto di canzoni romanticose. Ma devo dire che il dispiegamento di forze per promuovere questo film (regista, attrici bellissime, orde di spettatori entusiasti) l'ha resa un'esperienza senz'altro interessante.
Oggi, dopo un fallito tentativo di solarium in giardino, attraverso coraggiosamente tutta Londra, non aiutata dall'assenza di Victoria line, per godermi un film vintage di Terrence Malick, in attesa del Tree of Life di settimana prossima, e una favolosa cena portoghese con tanto di bacalhau. Infine finisco per fare da comparsa in una scena da pub in un film su un punk di mezza età, con tanto di sidro artigianale offerto dalla casa (di produzione).
Come si fa a non amare questa città.
Torno a scrivere dopo qualche mese. L'anno ha una cifra in più, io pure (ma non me ne rendo molto conto) e le cose qui intorno sono cambiate in maniera abbastanza vulcanica.
Come è giusto che sia, da un certo punto di vista. Uno non può prendere e andarsene a fare un Master all'estero pensando di evitare radicali sconvolgimenti alla propia vita. E' solo che alcuni sono immediati, fluorescenti, rumorosi, mentre altri lavorano in sottofondo, un'azione lenta e invisibile ma inesorabile, che si guadagna l'attenzione che merita solo quando fa apparire le voragini.
E in queste rivelazioni fragorose d'un tratto si realizza che le nostre scelte hanno conseguenze dilazionate, rimandate, deviate, come le radici più lontane e microscopiche di una quercia enorme. Perciò, con una maggiore consapevolezza dell'impatto di qualsiasi decisione sulle vite nostre e altrui, affiancata a una buona dose di cieca irrazionale sciocca casualità, ci si rimette in cammino.
E che cammino. Finite le lezioni, inizio a lavorare su una tesi in cui il mio interesse per l'argomento è direttamente proporzionale alla megalonia del progetto. Non contenta dell'impresa titanica che mi aspetta, dopo aver preso la stoica decisione di affrontare un'estate puramente londinese, ci aggiungo un internship di tre mesi. Da domani metterò gli occhi sulle misteriose attività di un'organizzazione che si occupa dello sviluppo e supporto del cinema indipendente in UK. Grandi cose in arrivo.
Spero solo di non dover dire totalmente addio al mio tempo libero. Oddio, tempo libero è un eufemismo, visto che inevitabilmente finisce per riempirsi di molteplici eventi ogni giorno. Venerdì, per esempio. Mattina in uni per darmi un contegno. Pomeriggio al Victoria & Albert museum, prima visita guidata dei capolavori (una signora inglese, un russo, la guida e io), poi un lungo giro di esplorazione in solitaria, indugiando nella dolce nostalgia davanti ai favolosi libri miniati del rinascimento fiorentino e i loro buffi testi in volgare. Poi festival del cinema indiano: proiezione di gran gala, introdotta da danzatrici in costumi tipici, in una sala che sembrava uscita da un catalogo di William Morris. Sul film calerei un velo, sospettando di non aver affatto colto la "poesia" di un'accozzaglia di scene che sembrano l'esatta trasposizione di un harmony in ambiente indiano, corredate da tanto di canzoni romanticose. Ma devo dire che il dispiegamento di forze per promuovere questo film (regista, attrici bellissime, orde di spettatori entusiasti) l'ha resa un'esperienza senz'altro interessante.
Oggi, dopo un fallito tentativo di solarium in giardino, attraverso coraggiosamente tutta Londra, non aiutata dall'assenza di Victoria line, per godermi un film vintage di Terrence Malick, in attesa del Tree of Life di settimana prossima, e una favolosa cena portoghese con tanto di bacalhau. Infine finisco per fare da comparsa in una scena da pub in un film su un punk di mezza età, con tanto di sidro artigianale offerto dalla casa (di produzione).
Come si fa a non amare questa città.
lunedì 13 dicembre 2010
RandomLondon
Aspetto con ansia (stranamente) il momento in cui metterò il primo piede sul suolo natio e una buona percentuale delle mie preoccupazioni si farà da parte. Raramente ho attraversato periodi di cotale stress. Ho una faccia che chiede pietà, le occhiaie stanno assumendo sfumature violacee mai viste prima.
In metro si vedono scene bizzarre. Un ragazzo cammina nervosamente lungo il binario, avanti e indietro, con un'espressione sconvolta; quasi mi aspetto che si lanci sotto il treno quando arriva (il che non sarebbe inusuale considerata la cronaca recente). Salito sulla carrozza non si siede, rimane in piedi, come sulle spine. A un certo punto legge qualcosa sul cellulare. Il viso gli si illumina. Non riesce a contenere un sorriso che si allarga a dismisura. Continua a sorridere per minuti. Sorride anche quando scende. Sarebbe stato bello conoscere la ragione di tanta estemporanea felicità. Avrei condiviso volentieri.
Di fronte a me, un anziano signore indiano, con i capelli grigi crespi ed elettrici come uno scienziato pazzo dei cartoni animati. In mano un giornale free press. Di fianco, un ragazzo nero, vestito elegante, sfoglia un libro. Poi allunga l'occhio sui titoli del giornale del vicino. Il quale, furtivamente, fa lo stesso sbirciando le pagine del libro. Cercano di rubarsi le letture a vicenda, ma cercano di dissimularlo con nonchalance. Fanno una tenerezza incredibile.
Oggi sono stata ancora in biblioteca fino alle 21. In università dalle 9.30, record personale. Ma probabilmente quando uno passa in rassegna tutti gli scaffali di Film Studies, tira fuori decine di libri per sfogliarli febbrilmente, con una strana voglia di rubarli e portarseli a casa, vuol dire che qualcosa gira per il verso giusto.
In metro si vedono scene bizzarre. Un ragazzo cammina nervosamente lungo il binario, avanti e indietro, con un'espressione sconvolta; quasi mi aspetto che si lanci sotto il treno quando arriva (il che non sarebbe inusuale considerata la cronaca recente). Salito sulla carrozza non si siede, rimane in piedi, come sulle spine. A un certo punto legge qualcosa sul cellulare. Il viso gli si illumina. Non riesce a contenere un sorriso che si allarga a dismisura. Continua a sorridere per minuti. Sorride anche quando scende. Sarebbe stato bello conoscere la ragione di tanta estemporanea felicità. Avrei condiviso volentieri.
Di fronte a me, un anziano signore indiano, con i capelli grigi crespi ed elettrici come uno scienziato pazzo dei cartoni animati. In mano un giornale free press. Di fianco, un ragazzo nero, vestito elegante, sfoglia un libro. Poi allunga l'occhio sui titoli del giornale del vicino. Il quale, furtivamente, fa lo stesso sbirciando le pagine del libro. Cercano di rubarsi le letture a vicenda, ma cercano di dissimularlo con nonchalance. Fanno una tenerezza incredibile.
Oggi sono stata ancora in biblioteca fino alle 21. In università dalle 9.30, record personale. Ma probabilmente quando uno passa in rassegna tutti gli scaffali di Film Studies, tira fuori decine di libri per sfogliarli febbrilmente, con una strana voglia di rubarli e portarseli a casa, vuol dire che qualcosa gira per il verso giusto.
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